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Il futuro della Rete: cittadini digitalitorna su

Vivere la Rete accompagnando, autoregolando, alternando esperienze, perché, afferma Pier Cesare Rivoltella, «l’educazione ai media è una competenza indispensabile per gli edu-comunicatori».

 

È una mattinata pensosa e densa di sollecitazioni quella vissuta alla Facoltà «Auxilium» sabato 2 dicembre, in ascolto del Prof. Pier Cesare Rivoltella, docente di Didattica e Tecnologie dell’istruzione e dell’Apprendimento all’Università Cattolica di Milano.

Con questo terzo appuntamento si conclude il Corso interdisciplinare che quest’anno la Facoltà ha dedicato al tema del «Vivere ed educare in una società connessa».

 

Ri-mediare i media

Secondo il Prof. Rivoltella, l’evoluzione dei media va considerata come un processo di re-mediazione nella linea della continuità, più che della rottura. Da questa affermazione, il relatore sottolinea come si possano individuare tre “epoche dei media” che hanno re-mediato tecnologie per il sapere, l’interazione, la socializzazione.

Una prima fase è quella dei cosiddetti “media mainstream”, media-strumenti, intesi come potenziamento ed estensione delle percezioni umane. Le tecnologie sono in questo caso “tecnologie della distanza” da accorciare e che, andando oltre il senso del luogo, sganciano la comunicazione dalle dimensioni dello spazio e del tempo. «Oggi - precisa - con Internet tutto arriva senza che noi partiamo».

La seconda fase dei “media-ambiente” è caratterizzata dalla collaborazione e dalla cooperazione, da una progressiva occupazione dell’ambiente fisico, una “schermizzazione” che avvolge l’esperienza quotidiana di ciascuno di noi, con una promessa che, grazie agli ambienti online, «puoi fare quello che vuoi, quando vuoi, dove vuoi». Quella che va a configurarsi di conseguenza è una “tecnologia di gruppo”, che permette la condivisione e la cooperazione, la scrittura collettiva, la cultura partecipativa.

Un terzo momento è quello dei media-tessuto connettivo, dove i media sono indossabili, ormai innestati nella vita quotidiana. Esperienze come i Big data, il welfare digitale, il web intelligence, la fisica digitale ci dicono come ormai la connessione è la sinapsi sociale, i media cioè mettono in relazione le persone. È la condizione postmediale odierna, dove i media diventano trasparenti, perdono la loro opacità e migrano nelle nostra vita. Una dimensione di inter-realtà, superamento dell’antagonismo reale/virtuale; l’affermarsi della “tecnologia di comunità” dove i media digitali aiutano a ricostruire il tessuto sociale della comunità, stimolando all’aggregazione piuttosto che alla disgregazione; l’esperienza aumentata dove, come recita uno slogan della Samsung, «possiamo fare l’impossibile perché tu possa fare il possibile».

 

Dai digital natives ai digital citizens

«I nativi digitali non esistono se non come categoria cronologica - sostiene Rivoltella -. La distanza tra le generazioni è piuttosto un gap culturale, che va affrontato con saggezza e lungimiranza, puntando su una formazione degli educatori, in quanto si tratta di preparare delle generazioni per il futuro, non restando ancorati al passato».

Per Rivoltella è dunque più corretto pensare e operare in termini di “cittadini digitali”, puntando su percorsi appropriati di media literacy: quali competenze trasmettere perché le nuove generazioni siano avvedute nell’uso dei personal media? come fare discernimento? come formare la capacità di guardare criticamente? come abilitare a un accesso corretto e come essere creativi nei media e con i media? Il tutto facendo riferimento a un “quadro educativo” che fa dialogare: tempo, spazio, relazioni, contenuti. «L’educazione digitale - conclude Rivoltella - si basa su 3A: autoregolazione, alternanza e accompagnamento. Autoregolazione, in quanto non si tratta di proteggere dai rischi, quanto piuttosto di fornire gli strumenti per poter scegliere in modo equilibrato; alternanza perché la logica non è quella dell’aut-aut, quanto quella dell’et et…; non quella della sostituzione ma quella dell’alternanza, la necessità di una mediazione adulta sicura e autorevole per impostare una “dieta” equilibrata di media; accompagnamento che chiama in causa l’adulto in quanto serve tempo, pazienza, capacità di lettura dei fenomeni, disponibilità ad affiancare crescendo insieme».

Nel dibattito che è seguito, il Prof. Rivoltella ha insistito sul fatto che «l’educazione ai media è la postura dell’educatore che diventa così un edu-comunicatore». Da qui, la necessità di rivedere la formazione iniziale di chi è impegnato in percorsi di formazione per diventare professionista dell’educazione.

Una provocazione che, come Facoltà, ci interpella in quanto quotidianamente impegnati a «coltivare il talento di educare».

Nei prossimi giorni, sul canale YouTube della Facoltà saranno disponibili i contenuti di questa terza mattinata di studio.

 

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Intervista al Prof. Rivoltella

Programma del Corso
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